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Solto Collina

Appunti per il visitatore

A mezza costa sulla collina che guarda la sponda occidentale del lago d’Iseo, si distende il paese di Solto, 449 m sul livello del mare.

Le sue origini sono da ricercare lontano nel tempo. Se nei documenti d’archivio le prime tracce che lo riguardano risalgono infatti al basso medioevo, la presenza nella frazione di Esmate in località Fopei di un masso erratico in pietra simona, recante sulla faccia superiore ben 74 coppelle incise, è probabilmente indizio ancora misterioso di una frequentazione dell’area già in era preistorica e protostorica. In epoche più recenti Solto Collina divenne forse un centro di qualche importanza, grazie alla sua posizione, che ne fa un collegamento tra la Val Cavallina e il lago d’Iseo. Tanto che il suo territorio si estendeva nel medioevo e oltre anche a diverse contrade oggi comprese nel comune di Endine.

Di questo passato rimangono ancora diverse tracce, non del tutto cancellate dalle trasformazioni avvenute a partire dagli anni ’50.
Una fra le più tangibili è certamente la parrocchiale di Santa Maria Assunta, che domina dall’alto l’abitato; documentata come pieve già a partire dal XII secolo, l’attuale aspetto è da attribuirsi a rifacimenti avvenuti nel XVI secolo. Le sue navate custodiscono pregevoli opere d’arte, quali la mostra d’organo di Andrea Fantoni e tele del ‘500e del ‘600.
Notevolissima è poi l’antistante chiesetta del Crocefisso, nata, presumibilmente nel XIV secolo come oratorio dedicato a San Giorgio e sede della confraternita dei Disciplini Bianchi. Nell’ambiente più interno dell’edificio, retrostante la parete su cui campeggia un bel crocefisso ligneo di Fantoni, sono ancora visibili alcune porzioni di un ciclo di affreschi sulla vita di Gesù, del pittore clusonese Giacomo Busca (XV secolo).

Altre testimonianze di Solto in età medievale si possono ritrovare passeggiando per le vie del centro storico, che racchiude antiche abitazioni, portali stemmati, arcate gotiche e costruzioni di spicco ancora maggiore: la casa torre di via Dosso , la Torre Foresti di via Canzanico, il Castello, un tempo sede delle famiglie nobili che governavano il paese nel periodo feudale. Allo stesso modo, la frazione di Esmate rivela, a chi ad essa sale da Solto, piccoli tesori, come la cappelletta dedicata a Santa Lucia, segno concreto della devozione popolare.

Altro prezioso dono che questi due abitati porgono al visitatore è l’incantevole bellezza dei paesaggi e del territorio. Vera risorsa da custodire, nonostante gli attacchi dell’uomo, i dolci pendii collinari offrono ancora alla vista la presenza quieta e silenziosa di boschi, prati, terrazze coltivate. Da scoprire attraverso escursioni nella Riserva Naturale della Valle del Freddo, o ripercorrendo altri piacevoli sentieri che collegano Solto a Fonteno e Riva, o che si spingono invece verso il cucuzzolo di San Defendente, sede di un piccolo oratorio da cui è possibile abbracciare con lo sguardo ampi tratti del Sebino e delle valli che su di esso si affacciano.

Se qualcuno vorrà ricalcare questi antichi tracciati, allora avrà il privilegio di trovarsi davanti a qualcosa di meraviglioso. Il monte Trenta Passi vi sembrerà lì per voi, calato a bella posta nell’acqua per il vostro esclusivo piacere. E volterete le spalle con fatica, colti di quella bellezza così immensa, ma i vostri piccoli occhi di uomini non riusciranno a contenerla.

testi a cura di D.ssa Mariangela Piziali


Scoprire Solto Collina

Parrocchia di S. Maria Assunta: in posizione dominante a nord est del paese, la parrocchia di Solto ha origini lontane nel tempo e rivestì in passato notevole importanza anche per i territori vicini. Il più antico documento finora noto al riguardo è databile intorno al 1180 e cita una “Pieve di Solto”; esisteva quindi già in tale data una chiesa dotata di fonte battesimale. Essa viene citata anche negli elenchi delle pievi bergamasche del 1260 e del 1360 e fu chiesa matrice delle parrocchie di Esmate, Zorzino, Riva, Fonteno, Rova, Castro e Pianico con Sellere.
Nel corso dei secoli ha subito diverse modifiche e ampliamenti; nel suo aspetto attuale si presenta come un edificio ad un’unica navata, dalla facciata semplice e severa, impreziosita però da un bel portale seicentesco e da una finestra a serliana in pietra di Sarnico. L’interno è scandito da una serie di paraste in stile composito che incorniciano le cappelle laterali. Queste ultime racchiudono opere che vanno dal ‘500 all’800. Notevoli, ad esempio, la vasca battesimale cinquecentesca in marmi policromi, sormontata da tempietto ottagonale in noce; la tela della Deposizione del Signore di ignoto del XVI; l’Annunciazione della Beata Vergine di Domenico Carpinoni (1658).
Nel presbiterio spiccano gli stalli corali del XVII secolo e della fine del XIX secolo e la pala dell’Assunzione della B. V. Maria iniziata da Bettino Cignaroli e portata a termine dal suo discepolo Pio Patti (1770).
Una speciale menzione merita infine la Mostra dell’Organo di Andrea Fantoni (1708), con intagli a fiorami, cariatidi e statue allegoriche, rappresentanti la Fede, la Speranza e la Carità.

Casa vecchia dell’arciprete: si ha notizia di questo edificio nell’inventario del patrimonio della pieve di Solto del 2 gennaio 1452. La parte più antica risale al XII – XIII secolo. Dopo la ristrutturazione del XVI secolo divenne “casa del cappellano” e dalla fine dell’800 fu adibito ad abitazione del sagrestano, fino al 1975. L’ultimo restauro è del 1988.

Chiesetta del Crocefisso: l’edificio, in origine dedicato a San Giorgio, sorge sul sagrato della parrocchia di S. Maria Assunta, in quella che anticamente era l’area cimiteriale annessa alla pieve. Le prime notizie al riguardo risalgono al 1452, ma, stando all’analisi di alcuni brani di muratura, la costruzione dell’oratorio potrebbe attribuirsi al XIV secolo. Un radicale intervento di ristrutturazione fu poi eseguito agli inizi del XVIII secolo, con l’ampliamento della chiesa e lo spostamento della zona absidale dal lato est a quello ovest, come nell’attuale disposizione.
L’oratorio fu sede, presumibilmente dal XIV secolo, della Confraternita dei Disciplini Bianchi di Solto Collina, legata alla devozione verso S. Maria Maddalena; grazie ai Disciplini, è ancora oggi possibile ammirare un interessantissimo ciclo di affreschi sulla vita di Gesù, realizzato sopra uno zoccolo a decorazione geometrica e commissionato al pittore clusonese Giacomo Busca.
Sempre all’interno della chiesa spicca il pregevole gruppo ligneo di Andrea Fantoni, risalente al 1717: sopra una nicchia con le anime purganti si innalza il crocefisso, alla cui sinistra la Madonna versa il sangue di Cristo nella bilancia della Giustizia, rappresentata da una donna armata di spada. Proprio a quest’opera si deve la ridedicazione dell’oratorio al Crocefisso.

Chiesa di San Rocco: purtroppo non si conosce esattamente la data di costruzione di questa chiesa, sita nella parte bassa del paese; viene citata per la prima volta nel 1535, negli atti della Visita pastorale del vescovo Lippomano, come “Oratorio dedicato a San Rocco”. Oltre a questo personaggio, vi viene venerato Sant’Antonio Abate, altro santo molto caro alla devozione popolare. Di entrambi campeggiano sulla facciata della chiesa le statue; altre due statue lignee policrome sono invece conservate all’interno. Sulla parete sinistra dell’edificio, verso l’altare, è inoltre visibile un affresco raffigurante la Pietà tra i santi Rocco e Antonio.
Vale la pena ricordare un atto notarile del 1630 in cui gli abitanti di Solto e Furmignano fanno solenne voto di festeggiare ogni anno la ricorrenza dei santi Rocco, Fabiano, Sebastiano e  Defendente, affinché il paese fosse preservato dalla grande pestilenza che stava divampando in Lombardia.


Itinerari Storico Culturali

Le Santelle: espressione della devozione di una comunità o di un singolo individuo, queste edicole sono una concreta testimonianza della tradizione religiosa soltese; purtroppo non tutte si sono conservate, spesso distrutte in occasione di lavori di ammodernamento delle strade e dei crocicchi lungo cui sorgevano. Tra quelle scomparse si ricordano: la santella in località Panteno, dedicata alla Madonna del Rosario; la santella del Crést, dedicata al Crocefisso; la cappelletta presso il cimitero di Solto, decorata probabilmente da un affresco raffigurante la Pietà; la santella della Natività, all’incrocio tra via Canzanico e via Castello e, infine, la santella dedicata a Sant’Eurosia, presso l’omonima via, ora via G. B. Pozzi.
Sono invece sopravvissute:

  • la santella delle Pintìne, lungo la strada che da Piangaiano sale verso Solto, dedicata alla Sacra Famiglia;
  • la santella in località Sales, raffigurante la Madonna, San Rocco e le anime purganti;
  • la santella di Sant’Anna, in via S. Rocco, dedicata ai santi Anna e Gioacchino;
  • l’edicola di S. Maria Assunta, in via Canzanico;
  • la santella della Madonna di Pompei, nella frazione di Esmate;
  • la santella del Fic, all’inizio dell’attuale via IV Novembre, più volte demolita e riedificata e dedicata al Crocefisso;
  • la santella dedicata alla Madonna di Lourdes, lungo la via che da Solto scende a Zorzino.

Contrada Canzanico: nel cuore di Solto, questa contrada dovette la sua importanza alla presenza, fin dal XIV secolo, della residenza dei Conti Foresti, la cui contea venne istituita dall’imperatore Ludovico il Bavaro nel 1330; questa si estinse nel 1808 con la morte della nubile contessa Elisabetta, mentre il fratello Carlo aveva scelto la via del sacerdozio.
In un documento del 1494 si ha notizia che in Canzanico si svolgeva attività di giustizia, mentre un altro documento del 1630 attesta la presenza di un’Apotheca aromataria, cioè di una farmacia, sopravvissuta fino ai giorni nostri.
Gli edifici che prospettano sulla piazzetta conservano ancora oggi le tracce di questo passato medievale: la facciata dell’antica residenza si caratterizza per un bel portale a sesto acuto che immette in una corte interna, su cui si affacciano balconate in legno e una loggia colonnata. Al di sopra dell’estradosso sinistro del portale è posizionata la preziosa edicola dedicata a S. Maria Assunta. Accanto alla casa si eleva invece la mole della Torre Foresti.

Torre Foresti: risalente all’incirca al XII secolo, la torre testimonia del sistema di edifici fortificati che dovevano caratterizzare il paese di Solto in epoca medievale e che appartenevano alle importanti famiglie signorili qui insediatesi (Colombini, Oldrati, Codoferri). Ha pianta pressoché quadrata e si innalza attualmente per quattro piani fuori terra; nella muratura, in conci di pietra calcarea, si aprono delle feritoie. Al secondo piano, sulla facciata meridionale e su quella occidentale, sono inoltre presenti due piccole finestre a sesto acuto.
La costruzione appare oggi meno imponente di quanto era in origine, poiché la parte sommitale venne abbattuta in conseguenza dell’emissione da parte della Repubblica di Venezia, nel 1460, di un decreto con cui si ordinava lo smantellamento dei fortilizi in Val Cavallina.

Edicola dedicata a S. Maria Assunta: posta a circa 2,5 m da terra, l’edicola ha la sembianza di un tempietto, suddiviso in tre scomparti scanditi da quattro semicolonne; al di sopra di esse si imposta un architrave a serliana che sorregge il timpano a capanna. Grazie ai restauri eseguiti nel 2002 è oggi possibile ammirare le decorazioni dipinte e gli affreschi devozionali in tutto lo splendore dei colori ritrovati: nello scomparto centrale è raffigurata la Madonna assunta in cielo, mentre ai lati sono rappresentati San Pietro e San Giuseppe. Nella parte inferiore dell’edicola una scritta promette l’indulgenza a chi, passando davanti all’immagine sacra, reciti tre Ave Maria.
Sulla cornice del timpano è invece leggibile la data di erezione dell’opera: 1868, mentre non se ne conosce il committente; l’articolazione e la ricercatezza della struttura, nonché la presenza di invocazioni e dediche ai vari santi hanno suggerito l’attribuzione a don Pietro Foresti, ordinato sacerdote nel 1836, che fu fabbriciere della parrocchia di Solto e a cui si devono molti dei suoi preziosi paramenti.

Contrada Dosso: si tratta di una delle più antiche di Solto, unitamente a quelle di Canzanico, Sconico, Castello, Fradesco, Furmignano ed Esmate. La contrada si snoda a sud del paese, non lontano dalla chiesa dedicata a San Rocco, e ha mantenuto la sua struttura antica, con le case disposte a margine della stretta stradina ad acciottolato e pavé che sale verso il Dosso da cui la zona ha preso il proprio nome.
Su questo modesto rilievo, che gode di buona visuale su parte del paese e su un tratto del lago d’Iseo, sorge un massiccio edificio a pianta rettangolare, con murature in conci di pietra locale, che, in un documento del 1394, è definito “Castro del Dosso”. Nonostante le trasformazioni avvenute nel corso del tempo, l’aspetto esterno è ancora quello di un’antica residenza fortificata; sul lato settentrionale una porta ad arco è sormontata dallo stemma della famiglia Foresti, caratterizzato da un’aquila al di sopra di un campo a righe oblique gialle e nere.
Da un documento del ‘500 emerge anche l’esistenza di un pozzo, ancora oggi esistente, che consentiva agli abitanti della contrada di attingere acqua.

Contrada Castello: costituisce uno dei luoghi di Solto che più ha mantenuto il suo aspetto medievale; il nome le deriva dalla presenza del Castello, un altro elemento cardine del sistema fortificato di cui era dotato il paese. Appartenente in un primo momento alla famiglia dei Colombini, questo complesso è costituito da più corpi di fabbrica costruiti in varie epoche, tra cui un edificio cinquecentesco con portici d’angolo, al cui interno si conserva un monumentale camino del ‘700 in pietra di Sarnico. Un annesso locale seminterrato con volta a botte, probabilmente parte del nucleo più antico della fortezza, mantiene nella muratura alcune feritoie con strombatura.
Si ha notizia che nel 1546 nel Castello venivano approvati gli statuti del Comune ed è nella contrada medesima che il Comune di Solto, Riva di Solto e Uniti, secondo la dicitura del tempo, teneva le proprie adunanze. Sempre dalle fonti documentarie sappiamo che nel 1567 si doveva completare la costruzione di un pozzo, ancora esistente, che presenta la particolarità di essere accessibile sia dal cortile del Castello sia dalla strada; secondo il contratto stipulato, infatti, il castellano doveva attingere l’acqua stando nella sua proprietà mentre gli altri l’avrebbero fatto dalla pubblica via.

Località Fopei – masso con coppelle: questo grande masso erratico in pietra simona (3,3 × 2,2 m) porta incise sulla faccia superiore ben 74 coppelle (incavi emisferici), di diverso diametro e disposte in ordine sparso. Un sondaggio archeologico condotto presso il masso non ha fornito elementi datanti, ma il fenomeno dell’arte rupestre schematica viene generalmente ricondotto all’età preistorica e protostorica; l’esempio di Esmate potrebbe quindi documentare una frequentazione dell’area già in questi periodi. Per restare in ambito bergamasco, manifestazioni più frequenti di questo tipo di incisioni si riscontrano nell’alta Valle Brembana.

Chiesa di San Gaudenzio: nella sua struttura attuale la parrocchiale di Esmate è, in misura sostanziale, il frutto di un rifacimento seicentesco; la consacrazione avvenne nel 1688, con la dedica a San Gaudenzio primo vescovo di Novara, come ricorda una lapide posta all’interno della chiesa. Sappiamo però dalle fonti documentarie che la sua origine è più antica; ad esempio, l’archivio parrocchiale conserva una pergamena del 24 aprile 1499 con l’inventario dei beni mobili ed immobili.
Altri interventi si susseguirono nel corso dell’800 e, soprattutto per quanto riguarda l’apparato decorativo, del ‘900.
All’interno dell’edificio è possibile ammirare due statue cinquecentesche in legno policromo, raffiguranti San Giovanni Battista e San Gaudenzio. Nell’ancona centrale si trova invece una tela del bresciano Francesco Paglia con la Madonna assunta in cielo e i Santi Patroni, nella cui parte inferiore si scorge la chiesa così come doveva apparire all’inizio del ‘700.
Molto belli sono anche l’altare maggiore, con pregevoli intarsi marmorei, e l’altare del Rosario con medaglia polilobata e putti.

Oratorio di San Defendente: questo piccolo ma suggestivo oratorio, sito in posizione dominante sul monte Greno (675 m s.l.m.), è meta privilegiata delle passeggiate dei Soltesi e non, poiché da questo luogo è possibile godere di una bellissima vista su un’ampia porzione del lago d’Iseo.
Fonti documentarie cinquecentesche attestano alcune donazioni testamentarie “per la fabbrica di San Defendente”, il che conferma quanto riportato negli atti della visita pastorale effettuata nel 1625 dal vescovo Cornelio di Bergamo, dove si specifica che la chiesetta sarebbe stata costruita grazie ad elemosine e legati. Sulla tela che sormontava l’altare, raffigurante la Madonna col Bambino tra i Santi Defendente e Francesco, era peraltro visibile lo stemma dei conti Foresti e la data 1632; purtroppo l’opera fu rubata alcuni anni addietro.
Fatto curioso, negli atti del 1625 si legge inoltre che, pur svolgendosi nell’oratorio alcune celebrazioni, esso non era all’epoca consacrato.
L’edificio fu, fino a tempi relativamente recenti, affidato ad un “romita”, generalmente un laico legato con voti, scelto dai membri della comunità di Solto; secondo un atto di nomina del 1748 egli era tenuto alla custodia del luogo, a frequentare la Parrocchia di Solto nei giorni festivi, a redigere un inventario dei mobili dell’oratorio, a risiedervi per il periodo estivo e a suonare le campane in caso il cielo minacciasse temporali.

Oratorio di San Rocco: si tratta di una costruzione antica, anteriore al 1600, che testimonia una volta di più come il culto di questo santo sia particolarmente diffuso anche sulla collina.

Oratorio di San Carlo: situato nell’antica contrada di Furmignano, questo piccolo edificio di culto, molto semplice ed essenziale ma comunque elegante, fu benedetto il 4 novembre 1659 per volere del vescovo di Bergamo Gregorio Barbarico. All’interno è conservata una tela raffigurante la Madonna con i Santi Carlo e Fermo.
Notizia curiosa che testimonia delle pratiche devozionali passate, le madri erano solite portare a quest’oratorio i bambini piccoli quando questi iniziavano a camminare, affinché ricevessero una benedizione.


La Valle del Freddo

A breve distanza dal Lago d’Iseo nel territorio del comune di Solto Collina si trova una delle località di straordinario interesse naturalistico: la Valle del Freddo.

Si estende per circa 600 metri fra il piccolo lago di Gaiano, il Monte Clemo (800 m.) ed il Monte Nà (708 m.) e la sua principale caratteristica è quella di offrire, pur trovandosi a soli 360 metri di altitudine sul livello del mare, una ampia varietà di flora che di norma è rintracciabile solo a quote superiori ai mille metri e non di rado ai 1.500-1.600 metri.

La valletta è caratterizzata da una particolare struttura geomorfologica, rappresentata da una stratificazione di materiale detritico che ricopre il terreno e dalla presenza di meati, le cosiddette “bocche” che sprigionano aria gelida.

L’origine della Valle del Freddo, una volta chiamata la Valle del Diavolo, risale all’ ultima glaciazione detta würmiana e terminata dai 15.000 ai 20.000 anni fa. Nonostante le successive modifiche climatiche ed il successivo ritiro dei ghiacci, il sottosuolo della valle si mantenne gelido e molte specie vegetali tipiche degli ambienti subnivali, riuscirono a sopravvivere giungendo sino a noi attraverso i secoli. Anche in estate, la temperatura del suolo supera raramente i 4-5 °C.

Il primo botanico a scoprire la particolarità della valle del freddo è stato Guido Isnenghi, che nel 1939, passando da Piangaiano, nota una stella alpina sul cappello di un cacciatore, il quale sostiene di averla trovata nella zona dove oggi si trova la riserva. Il botanico, sapendo che non potevano crescere stelle alpine a 450 m di altitudine, incuriosito, si reca sul posto e non può che costatare la presenza di flora d’alta quota. Da questo momento numerosi ricercatori ed esperti si recheranno sul posto per studiare il fenomeno.

Oggi la valletta è dotata di un percorso didattico ed è possibile visitarla in primavera ed estate.

Per maggiori informazioni fare riferimento a www.valledelfreddo.it/